I GIORNALI A MESSINA

Premetto che non ho consultato inchieste specifiche (se ne esistono) né ho fatto studi particolari su un tema come questo che investe non solo la realtà locale, ma quella nazionale, se non europea e, in senso lato, mondiale.

È lapalissiano, ad ogni modo, che a Messina e in in all over the world, il giornalismo, soprattutto quello stampato, su carta, attraversa una crisi profonda: se ne ha una prima attestazione considerando il numero di edicole chiuse in questi ultimi anni, a causa, ovviamente, della riduzione drastica del numero dei lettori di giornali: pare che si siano chiuse più di metà delle edicole attive negli anni Ottanta del secolo scorso.

Anche le cause della crisi sono note: la prima – più sicura – è l’avvento dell’era digitale, che data a partire dal 1997, l’anno in cui nasceva a New York, SixDegrees (SeiGradi), da cui derivò la diffusione inarrestabile dei social network e in particolare di Facebook (dapprima Facemash), inventata dal ventenne studente universitario di Harvard, Mark Zuckerberg, nel 2003, e accompagnata dallo sviluppo capillare, ipertrofico degli smartphone in ogni angolo del pianeta.

Contestualmente, all’era dell’homo sapiens (durata molti millenni) è subentrata, in questi ultimi decenni, l’era dell’homo videns, secondo modalità che sono state illustrate in Italia da Fiorenzo Facchini, Giovanni Sartori; Umberto Galimberti: siamo, in altri termini, passati dalla cultura del leggere (del pensare e dell’ascoltare), tipica dell’homo sapiens, alla cultura del vedere e del digitare, tipica  dell’homo videns, cioè dall’«intelligenza sequenziale», che ha consentito all’ homo sapiens di raggiungere le vette alte della conoscenza, della creatività e della scienza, all’«intelligenza simultanea» (Simone) dell’homo videns, che produce solo accumulo di dati e, al massimo, la «videobanalità» dell’informazione pilotata di Internet (Sartori, Galimberti).

Certo, il lettore si è progressivamente disaffezionato alla pagina scritta (del giornale e del libro), optando per altre, meno impegnative – ma meno formative – modalità di conoscenza. Il fenomeno si evidenzia particolarmente tra i giovani nati nell’ultimo ventennio del secolo scorso (Millennials) e nei primi lustri del terzo millennio (Generazione Z).

Ma c’è una concausa (o una conseguenza?) alla base della disaffezione dei lettori alla pagina scritta, al giornale e al libro: la crisi effettiva dell’impegno, della responsabilità individuale e collettiva, della democrazia (per dirla in breve), accompagnata dal qualunquismo politico (gabellato per equidistanza) e da un più o meno sotterraneo autoritarismo, nazionalismo, populismo – sono tutti sinonimi – di marca neofascista.

Non è una perdita di poco conto, ove si consideri che il giornalismo moderno, nato a Milano, nel ventennio (1860-1880) della Scapigliatura, ha svolto e svolge in Italia, sulla strada tracciata, in specie, da Corrado Alvaro e da Indro Montanelli, la funzione costruttiva, educativa, positivamente divulgativa che l’Encyclopédie degli Illuministi aveva svolto in Francia a partire dal 1750.

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A Messina, per tornate al nostro giardino, un solo quotidiano cartaceo, «La Gazzetta del Sud», edito dalla Fondazione Bonino Pulejo (affiancato dal quotidiano catanese «La Sicilia») e una sola rivista cartacea, «Moleskine», fondata e diretta da Geri Villaroel, rappresentano degnamente il glorioso giornalismo della città dello Stretto, che vantava, prima del Terremoto del 1908, decine di testate e un numero tuttavia consistente di giornali nella seconda metà del secolo scorso.

Sono, però, fioriti, in questi ultimi lustri, molti quotidiani online. Basti pensare a «Tempostretto», «Normanno», «Il Nuovo Soldo», «StrettoWeb», «Messinaweb.it», «Messina Today», «Sicania.me», «LetteraEmme», «Stampalibera.it», «Messinaora.it», «Messina Oggi», «Il Cittadino di Messina», «ReteMessina.it, «La Gazzetta Messinese», «Messina in diretta», «Messina Ora», «Messina7», «Messinawen.eu». C’è anche una valida rivista bimestrale messinese online, diretta da Roberto Sciarrone: «VerbumPress» Periodico di Cultura e Società dell’Associazione Internazionale VerbumlandiArt.

Piangiamo, insomma con un occhio, come dicevano i nostri avi, considerando soprattutto il ridottissimo numero di lettori a Messina, ma non possiamo non rimpiangere la ricchezza e la varietà di giornali e riviste degli anni passati: si pensi a «La Tribuna del Mezzogiorno» (ancora attiva nel 1962), secondo quotidiano della città, alla redazione messinese de «L’Ora» di Palermo, quotidiano d’opposizione attivo fino al 1992, al «Don Giovanni», giornale sportivo, satirico, mondano, artistico (nato nel 1931 e ancora vivo negli anni Sessanta), al «Pagnocco», rassegna quadrimestrale di cultura e informazione, attiva tra il 2003 e il 2010, di cui Giuseppe Cavarra e Felice Irrera furono autorevoli redattori, e al primo «Centonove», rivista di opposizione nata nel 1993 e affogata, nel 2016, in un mare di denunce, cause, condanne di fallimento ecc.

Certo, vige, nell’apatica città dello Stretto, una sconfortante monotonia politica e culturale: le poche voci di opposizione vengono – per restare sul terreno della comunicazione giornalistica – da alcuni giornali online («Il Nuovo Soldo» di Giuseppe Restifo e di Cantiere Sociale ne è un esempio), che non hanno tuttavia una foltissima udienza.

E, d’altra parte, non sembra che ci siano alternative a portata di mano: quelli che ancora leggono sono gli ultra cinquantenni, i quali non hanno moltissima dimestichezza con i social network, laddove i giovani, che si nutrono di network, non leggono alcunché, ma digitano. Non c’è da essere allegri, insomma: peggio dell’asfissiante situazionedei Tre soli di Liu Cxin.

Messina resta, ad ogni modo, la città in cui la comunicazione (letteraria, giornalistica, televisiva) langue più che altrove. Di riflesso, gli scrittori messinesi (non pochi) vivono perlopiù rassegnati ai circuiti provinciali dell’editoria minore; forse, solo la comunicazione teatrale riesce a coinvolgere un pubblico ancora in crescita: unica speranziella …

Giuseppe Rando

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